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Riflessioni di Tenzin Wangyal Rinpoche sul Parinirvana di Yongdzin Rinpoche

Foto di Febbraio 2025, 100° compleanno
thangka per il Guru Yoga
kudug in thugdam di Yongdzin Rinpoche

Il 12 Giugno 2025 rimarrà una data storica nello Yungdrung Bön per i prossimi millenni, non per un evento gioioso ma per la memoria. 
Dal Monastero Triten Norbutse giunge notizia a tutti i centri bönpo del mondo, che Sua Eminenza Menri Yongdzin “Lopon” Tenzin Namdak Rinpoche, da poco raggiunto il secolo di vita, riconosciuto come il Buddha vivente del Bön nel XXI secolo, ha lasciato il corpo ed è entrato nel parinirvana dopo aver dedicato la vita a preservare, salvaguardare, trasmettere e diffondere gli insegnamenti del Buddha Tonpa Shenrab.
Khenchen Tenpa Yungdrung Rinpoche in uno Zoom trasmesso pubblicamente il 14 Giugno 2025 ci racconta che da qualche anno soffriva di problemi al cuore, ma nonostante tutto ha continuato a manifestare la sua amorevole gentilezza, compassione, saggezza e generosità infinita, personificando la perfezione delle dieci paramita nelle sue azioni di corpo, parola e mente. 

Pochi giorni più tardi (il 16 Giugno) giungerà anche notizia che il corpo sacro del maestro (kudug) è entrato nello stato meditativo post mortem (thugdam). A seguito di tale triste notizia, che ha addolorato migliaia di studenti e maestri in tutte le parti del pianeta, sono state organizzate da parte di tutte le principali organizzazioni Bön in Occidente (Shenten Dargye Ling, i vari centri e associazioni affiliate nel Ligmincha Mandala, e molti altri..) hanno programmato meditazioni, preghiere e pratiche di gruppo come atto di reverenza. Inoltre il Monastero Triten Norbutse annuncia di voler organizzare per 49 giorni rituali, cerimonie e preghiere in Suo onore.

Yongdzin Rinpoche è stato un maestro straordinario, guida spirituale e quasi paterna del nostro Direttore Spirituale Tenzin Wangyal Rinpoche, nonchè maestro dei maestri (yongdzin), letteralmente, per aver guidato centinaia di monaci, oggi Geshe al servizio della Comunità internazionale bönpo in Occidente, per divulgare nelle dieci direzioni il Dharma del Bön ed essere di beneficio ad infiniti esseri senzienti per secoli e secoli. Lo ricorderemo sempre con affetto, gioia, riconoscimento, gratitudine e profonda devozione. Che la sua memoria possa illuminare il cammino di chiunque possa incontrare il suo sorriso.
Grazie Yongdzin Rinpoche 

Rassegna del Presidente di Ligmincha Italia APS, Alessandro Pincin.öö


In questo articolo sul blog di ligmincha.it riporteremo la traduzione delle riflessioni di Tenzin Wangyal Rinpoche trascritte sul suo profilo Facebook a seguito di questo evento nel Giugno 2025.

Ricevuta la triste notizia

“Ieri mattina (12 Giugno 2025), durante la mia passeggiata, ho ricevuto una telefonata da Khenpo Tenpa Yungdrung Rinpoche con la straziante notizia della scomparsa del nostro amato maestro, Sua Eminenza Yongdzin Tenzin Namdak Rinpoche. Fin da quando avevo 11 anni, ho avuto il raro privilegio di vivere sotto lo stesso tetto con lui, condividere i pasti preparati nella stessa cucina e sperimentare la sua presenza, non solo come insegnante, ma anche come una figura paterna che mi ha dato forza e una figura materna che mi ha offerto profonda cura e gentilezza. Ha plasmato la mia identità e la mia vita in modi che non potrò mai esprimere appieno. Non riesco davvero a immaginare chi potrei essere senza la sua guida.

Quando sono tornato all’Airbnb dove alloggiavamo a Larnaca, a Cipro, ho svegliato dolcemente mio figlio Senghe e gli ho dato la notizia. Anche lui era profondamente addolorato. Mi ha chiesto come stavo, mi ha stretto forte e mi ha confortato nel suo abbraccio. Più tardi, ho parlato con mia moglie Tsering, e abbiamo condiviso un momento di silenziosa riflessione e dolore su FaceTime. Entrambi i momenti mi hanno offerto un calore che ha attenuato il dolore. Sono stato profondamente toccato dai numerosi messaggi gentili e dalle sentite condoglianze che ho ricevuto da tanti di voi: amici, studenti e membri del sangha. Il vostro amore e la vostra premura significano più di quanto possa esprimere.

A livello umano, provo un profondo senso di perdita. Non mi siederò mai più accanto a lui, non sentirò più la sua voce gentile né riceverò mai più il suo sguardo amorevole di persona. Questa assenza è reale e mi fa male. Ma a un livello più profondo, provo un senso di pace ancora più forte, e persino una silenziosa celebrazione e gioia, perché so che ha compiuto la missione della sua vita con incrollabile chiarezza e grazia. Per oltre 100 anni, Rinpoche ha servito la tradizione Yungdrung Bön con instancabile devozione, preservandone i tre veicoli – Sutra, Tantra e Dzogchen – e guidando innumerevoli esseri con saggezza e compassione. Ha completato l’opera per cui era venuto.

La sua eredità vive in tutti noi. E stranamente, dopo la sua scomparsa, sento la sua presenza ancora più viva nel mio cuore. Le sue parole, il suo sguardo, le sue benedizioni: ora mi sembrano più chiare, più nitide, come se echeggiassero dall’interno. Credo che questo sia l’insegnamento che ci lascia: risvegliare la sua saggezza in noi stessi e lasciarla vivere attraverso le nostre azioni, le nostre parole, la nostra consapevolezza. Quindi, anche se la tristezza va e viene, l’offerta più significativa che possiamo fargli è incarnare i suoi insegnamenti, permettere alla sua guida di radicarsi in noi e continuare a toccare gli altri attraverso di noi. In questo modo, la sua discendenza non finisce. Continua a scorrere. E la luce che ha acceso nei nostri cuori continuerà ad ardere, luminosa e sconfinata.”

Post originale: https://www.facebook.com/tenzinwangyalrinpoche/posts/pfbid0hD7JYLePwvK7b6npmv42Fff6EhoFdm585wimhsEqo3qAxwm5XaVgZGmSzPeb9vdXl

Aggiornamento dal Viaggio in Nepal

Arrivato a Kathmandu presso il Monastero Triten Norbutse. 18/06/2025

“Ho avuto la straordinaria opportunità di visitare il luogo di ritiro di Sua Eminenza Yongdzin Tenzin Namdak Rinpoche, qui, tra le montagne del Nepal, dove è entrato nel Parinirvana. Attraverso la porta a vetri, l’ho visto rimanere nella stessa posizione meditativa che aveva sempre mantenuto: il corpo eretto, le dita poste nel familiare mudra. La stanza era pervasa da una radiosa quiete e da benedizioni inconfondibili.

In quel momento di silenzio, non mi sono sentito sopraffatto dal dolore. Anzi, ho percepito la sua presenza, così viva, così completa. Riuscivo quasi a sentire la sua voce gentile nel silenzio, a vedere il suo sorriso nella quiete. Più che dolore, ho sentito pace. Un profondo senso di gratitudine.
Il mio cuore è rivolto a Largen Lama e ai devoti assistenti che hanno dedicato decenni a prendersi cura di Rinpoche con tanta umiltà e devozione, e a Khenpo Tenpa Yungdrung Rinpoche, che continua a guidarci in questo periodo sacro. La loro presenza e il loro servizio sono stati fonte di profonda ispirazione.
Desidero anche esprimere la mia sincera gratitudine per i numerosi messaggi gentili e meravigliosi che ho ricevuto da amici, studenti e membri del sangha in tutto il mondo. Anche se non posso rispondere personalmente a ciascuno di loro, sappiate che li ho letti tutti e mi hanno portato grande conforto e forza. Il vostro amore significa tantissimo per me e per tutti noi della comunità.

Ho intenzione di rimanere qui per le prossime tre settimane per sostenere coloro che si sono riuniti, per elaborare il mio profondo senso di perdita e per riflettere su come portare avanti tutto ciò che ho ricevuto da Rinpoche nel corso degli anni. Senza la sua presenza fisica, sto iniziando a comprendere più a fondo cosa significhi lasciare che la sua saggezza continui a vivere attraverso la mia consapevolezza, le mie azioni e il mio essere.

Visitate il sito web di Ligmincha International (ligmincha.org) per i prossimi programmi e le pratiche guidate offerti in onore di Rinpoche. Sono profondamente grato anche al nostro Presidente, Rob Patzig, e ai nostri lama residenti per aver organizzato queste preghiere e pratiche continue, affinché il nostro sangha mondiale possa riunirsi in ricordo e devozione.

Grazie a tutti per aver condiviso questo spazio con me.  Con amore e benedizioni.”

Post originale: https://www.facebook.com/tenzinwangyalrinpoche/posts/pfbid02p8ZjhMns3LkGPRo6xZKm5chDzzcxKZHR6RiXbxcnR6bFdT7tzoUGrHHkaAZg3ESRl

Il mio Lama Perfetto: Rangjung Yeshe – Saggezza auto-originata

Kathmandu 19/06/2025

“Mentre celebriamo l’ottavo giorno dall’ingresso di Sua Eminenza Yongdzin Tenzin Namdak Rinpoche nel Parinirvana, il 12 giugno 2025, mi ritrovo a riflettere sul suo insegnamento di una vita: “Lascia tutto così com’è”.
Nei giorni successivi alla sua scomparsa, ho provato un profondo e inaspettato senso di pace e di gioia silenziosa, non di tristezza o dolore. All’inizio, questa calma di fronte alla perdita mi è sembrata quasi strana. Ma parlando con altre persone a lui vicine, tra cui Geshe Kalsang Losal, ho capito che questo sentimento era condiviso. Molti di noi hanno notato che finché rimanevamo nella semplice presenza intorno a lui, senza pensare o concettualizzare, c’era solo spazio, calore e chiarezza. La tristezza sorgeva solo quando iniziavamo ad attaccarci alla sua assenza fisica. Altrimenti, non c’era perdita. Era ancora pienamente presente. Credo che questo sia il potere del suo insegnamento.

“Lascia tutto così com’è” non è passivo.
È un profondo insegnamento Dzogchen: un promemoria per non reagire al dolore del corpo, alle ferite delle parole o all’elucubrazione mentale. Quando sorge un disagio, spesso cerchiamo di risolverlo, di resistergli o di agire di conseguenza. Rinpoche ci ha insegnato che proprio in quei momenti, se riusciamo semplicemente a dimorare (nella presenza) – senza cambiare nulla – si rivela qualcosa di più profondo: la consapevolezza. Spaziosa, luminosa, imperturbabile.
Anche nei suoi ultimi giorni, Rinpoche visse questo insegnamento.
Geshe Kalsang raccontò come, quando gli fu gentilmente ricordato di non dormire troppo durante il giorno, Rinpoche sorrise e disse con gentilezza: “Grazie per il promemoria, ma non sto solo dormendo: sono in uno stato di consapevolezza”.

C’era anche umorismo. Rise e disse: “Pensavo di essermene già andato… ma sono tornato!”. Non erano solo osservazioni spensierate. Rivelavano la libertà di un maestro completamente in pace con l’impermanenza. Rinpoche continuò a recitare l’invocazione di Tapihritsa – Kunzang Thugtrul – anche nei suoi ultimi giorni. E con incrollabile chiarezza, disse: “Sono inseparabile da Rangjung Yeshe, la Saggezza auto-originata”. Non stava solo praticando. Aveva personificato la pratica. Non stava solo indicando la consapevolezza. Era diventato consapevolezza.

༄༅།། རང་འབྱུང་ཡེ་ཤེས། Rangjung Yeshe – Saggezza che Nasce da Sé, auto-originata. Innata. Incessante. Oltre il venire e l’andare. Colui che non se n’è mai andato – e mai se ne andrà. Incoraggio tutti coloro che lo hanno conosciuto, e tutti coloro che sono stati toccati dai suoi insegnamenti, a recitare l’invocazione di Tapihritsa e a riposare nella natura della mente. Da quello spazio profondo e spontaneo, possa sorgere la luce della compassione e della saggezza, portando beneficio agli altri, soprattutto ai nostri cari, e proteggendoci dalle identità dolorose che oscurano chi siamo veramente.”

Post originale: https://www.facebook.com/tenzinwangyalrinpoche/posts/pfbid0YSxMnZWA5qihVcKy1tj5PfRY479HaJz5hmPKgsBYGriXpcDi9P3y9yU4Vo5KtkYCl

Il mio Lama Perfetto: Una vita dedicata al servizio altruistico per il beneficio degli altri

Kathmandu 21/06/2025

“Per tutta la sua straordinaria vita, Sua Eminenza Yongdzin Rinpoche ha incarnato il servizio altruistico in ogni azione, ogni respiro, ogni silenzio e ogni parola. Ha affrontato difficoltà inimmaginabili: ha perso la sua patria, il suo monastero e molti amati compagni durante la sua fuga in esilio. In un attimo, sono finiti sotto il fuoco nemico e diversi monaci a lui cari sono stati uccisi. È stato persino colpito e ha quasi perso la vita. Eppure, nonostante tutto, è rimasto un faro di compassione e semplicità, senza mai cercare riconoscimento, senza mai deviare dal suo incrollabile cammino di devozione.

Non ha mai chiesto un trattamento speciale. Al monastero, mangiava lo stesso cibo semplice dei suoi studenti. Quando gli abitanti del villaggio portavano offerte speciali mentre eravamo via per lezione – sperando che potesse gustare qualcosa in silenzio da solo – le conservava per noi. Lo conoscevano bene. Aspettavano che ce ne andassimo perché sapevano che avrebbe condiviso con noi adolescenti affamati. E lo faceva sempre.

Ogni sera, quando tornavo a casa dalla mia lezione serale di dialettica, era già buio. Spesso entravo di corsa, spalancando la porta e accendendo la luce senza pensarci due volte. Rinpoche si metteva delicatamente le mani sugli occhi per un attimo, poi sorrideva e diceva: “Oh, sei qui!” Non mi ha mai chiesto perché non bussassi o perché accendessi la luce così all’improvviso.

Quella libertà che provavo in sua presenza mi ricorda mio figlio, Senghe, che ora irrompe nella stanza allo stesso modo ogni volta che ha bisogno di qualcosa. E proprio come Rinpoche, non mi importa. A volte Rinpoche diceva: “Gli abitanti del villaggio hanno portato i momo e ne ho conservati alcuni per voi”. Non li mangiava mai tutti, ne metteva sempre da parte una porzione solo per noi, con tanta discrezione e amore. All’epoca, sembrava una cosa normale. Ma ora, mentre scrivo questi ricordi, mi ritrovo a commuovermi fino alle lacrime. Quel semplice gesto dice tutto di chi era.

Viveva per gli altri, non per obbligo, ma come naturale espressione del suo essere. La sua vita era l’insegnamento. In sua presenza, non solo provavi pace, ma ricordavi anche la tua innata bontà. Ricordo un pomeriggio in cui un visitatore venne a trovare “il Gran Maestro”. Non riconoscendo Rinpoche nelle sue vesti scolorite e lise, il visitatore chiese: “Dov’è il maestro e quando tornerà?”. Rinpoche rispose con calma che il maestro era assente e promise di consegnare l’offerta del visitatore, senza mai rivelare la sua vera identità.

Nella primavera del 1986, dopo aver conseguito il mio grado di Geshe, andai con Rinpoche e un amico a trovare Sua Santità il Dalai Lama prima del nostro viaggio in Tibet. Quando entrammo nella residenza, Sua Santità notò immediatamente quanto fossero scoloriti e consumati gli abiti di Rinpoche. Con grande calore e premura, chiese: “Stai bene?”. E alla fine dell’incontro, offrì gentilmente a Rinpoche del denaro per comprare delle vesti nuove. Ma Rinpoche non le usò mai. Continuò a indossare ciò che aveva: soddisfatto, con i piedi per terra e libero dal bisogno di apparire come qualcosa di diverso dal suo vero sé.

All’inizio degli anni ’60, quando il professor Snellgrove invitò degli studiosi tibetani a Londra con una borsa di studio Rockefeller, Rinpoche fu tra i pochi selezionati. Avrebbe potuto rimanere in Occidente e intraprendere una carriera universitaria, ma invece scelse di tornare a casa per prendersi cura dei suoi insegnanti, dei suoi studenti e degli abitanti del villaggio che dipendevano da lui. Durante il suo soggiorno a Londra, gli veniva servito dello yogurt in eleganti bicchieri usa e getta. Dopo aver mangiato, lavava e conservava quei bicchieri sotto il letto, dicendo: “I nostri monaci non hanno nemmeno i bicchieri: glieli porto a casa”. Anche nei più piccoli dettagli, pensava sempre agli altri.

Che si trovasse con degli sconosciuti o con le più alte guide spirituali, Rinpoche rimaneva esattamente lo stesso: umile, radioso di presenza e pieno di silenziosa dignità. Non erano momenti rari. Erano il suo modo di essere, giorno dopo giorno, decennio dopo decennio. Per me, era più di un insegnante. Era l’incarnazione vivente dell’umiltà, della compassione e della presenza risvegliata. Non solo a parole, ma in ogni sguardo, in ogni silenzio, in ogni gesto di gentilezza inosservato che ora vive per sempre nel mio cuore. Porto con me questi ricordi con profonda gratitudine. E li offro a tutti voi come promemoria:
La vera grandezza non si annuncia. Semplicemente vive, si dona e scompare nella luce.”

Post originale: https://www.facebook.com/tenzinwangyalrinpoche/posts/pfbid02k1Wg1Bq7o3Tu1M8feex87mpky43ZbEMXpgLnY6zHTCruYG7vRcHUeqmSBQ4fSFyVl

Il mio Lama Perfetto: La sua apertura sconfinata

Kathmandu 23/06/2025

“In questi giorni di silenziosa riflessione, i ricordi di Sua Eminenza Yongdzin Tenzin Namdak Rinpoche continuano a riaffiorare, ricordandomi non solo i suoi profondi insegnamenti, ma anche il modo in cui viveva la sua vita con apertura ogni giorno, con gli estranei e con le persone care. Con me, ho assistito a quella vera apertura che ha avuto un grande impatto su chi sono oggi. 

Rinpoche era infinitamente curioso, aperto al mondo in modi semplici e profondi. Trovava la meraviglia nelle cose più piccole: il suo fascino per le pietre e i minerali, il suo amore per gli uccelli e il mondo naturale, il suo piacere per le letture di geologia e il suo studio approfondito di diverse culture e tradizioni spirituali. Ricordo chiaramente quando mi fece visita in un ospedale a Chandigarh, in India, mentre mi prendevo cura di Sherab Tsultrim, uno dei suoi studenti più cari e la stessa persona che un tempo gli aveva salvato la vita. Sherab-la stava vivendo i suoi ultimi giorni e Rinpoche andò a trovarlo. Sebbene fosse un momento difficile, la sua presenza gli portò immenso calore e dignità. Sapevo che per lui significava molto la mia presenza a Sherab-la fino alla fine. Fu un silenzioso atto di devozione, un cerchio karmico che si chiudeva dolcemente.
Quella stessa visita, Rinpoche proseguì per Amritsar. Voleva visitare il Tempio d’Oro e approfondire la tradizione Sikh. Fece molte domande e lesse le origini del Dharma Sikh con genuino interesse. La sua apertura non era solo tolleranza, ma sincera curiosità, una volontà di vedere la bellezza e la verità ovunque esse si manifestassero. 
Durante il suo soggiorno a Londra con David Snellgrove, trascorreva i fine settimana visitando monasteri cristiani con Sua Santità il 33° Menri Trizin. Non cercava di paragonare le religioni o di convertire nessuno: ammirava semplicemente la loro devozione e voleva imparare.

Era anche incredibilmente aperto con me personalmente. Quando ero più giovane, sono diventato uno dei primi insegnanti di dialettica e poesia nel nostro monastero. So che sperava che rimanessi e continuassi a ricoprire quel ruolo. Ma non mi ha mai fatto pressione. Non ha mai cercato di controllare il mio percorso. Al contrario, mi ha sostenuto silenziosamente, che andassi in Tibet, lavorassi a Dharamsala o che in seguito viaggiassi verso Occidente. So che preferiva che rimanessi nel monastero, che mi rimanessi vicino e continuassi a svolgere il ruolo di insegnante principale. Ma non lo ha mai detto direttamente né mi ha mai fatto pressioni. Ha sempre rispettato il mio percorso naturale, ed è sempre stato lì a sostenermi, anche se non era esattamente ciò che avrebbe preferito. Il suo amore non è mai stato possessivo. Quella libertà ha significato tutto per me. Il modo in cui mi vedeva, il modo in cui mi guidava e il modo in cui rispettava il mio percorso individuale sono stati una vera benedizione. Come genitore, ho tratto moltissimo dal suo esempio, soprattutto nell’affrontare le differenze tra la mia educazione e quella di Senghe. La sua apertura mi ha insegnato a rispettare le infinite possibilità del percorso di mio figlio, piuttosto che imporre le mie aspettative. Faccio del mio meglio, ricordando sempre quanto fosse aperto con me, e vedo i risultati positivi nel mio rapporto con Senghe.

Questo, per me, è uno degli aspetti più belli della grandezza di Rinpoche: non solo la sua erudizione o la sua realizzazione, ma la sua profonda fiducia negli altri e la sua radicale apertura alla vita. Continuo a riflettere su questi ricordi, non per nostalgia, ma come insegnamenti vivi. Mi ricordano che la vera saggezza non è mai rigida. Ascolta, esplora, si inchina al mistero del cammino unico di ogni essere. Grazie, Rinpoche, per avermelo insegnato con le tue parole e, ancor di più, con il tuo modo di essere.
Sento ora che stanno diventando vivi più che mai !.”

Post originale: https://www.facebook.com/photo/?fbid=1256002346191068&set=pb.100053439426066.-2207520000

Ottobre 2024

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