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GLOSSARIO TERMINI TIBETANI

Bardo (tib:bar do; skrt: antarabhava) Bardo significa “stato intermedio” e si riferisce ad ogni stato di transizione dell’esistenza – vita, meditazione, sogno, morte- ma più comunemente fa riferimento allo stato intermedio tra la morte e la rinascita.

Bön (tib: bon) – Approfondimento in questa pagina.

Chakra (tib: khor-lo; skrt: chakra). Letteralmente “ruota” o “cerchio“. Chakra è una parola sanscrita che si riferisce ai centri energetici nel corpo. Un chakra è un luogo in cui s’incontrano diversi canali energetici (tsa). Diversi sistemi di meditazione lavorano con differenti chakra.

Canale (tib: tsa; skrt: nadi). I canali sono le “vene” nel sistema di circolazione nel corpo, attraverso cui sono trasmesse le energie sottili che sostengono e generano la vita. I canali in senso lato sono energetici e non possono essere trovati nella dimensione fisica. Tuttavia, attraverso la pratica della naturale sensibilità, individualmente con l’esperienza se ne può diventare consapevoli.

Chöd (tib: gchod). Letteralmente: “recidere via” o “recidere attraverso“. Anche conosciuto come “l’espediente uso della paura” e “la coltivazione della generosità”. Chöd è una pratica rituale col significato di rimuovere completamente l’attaccamento al proprio corpo ed ego, attraverso l’offerta compassionevole di tutto ciò che si è agli altri esseri. L’obiettivo di questa pratica include l’evocazione di varie classi di esseri e la conseguente recisione e trasformazione del corpo del praticante in oggetti e sostanze di offerta. Chöd utilizza canti melodici, tamburi (damaru), cimbali (gshang o sil nyen) e speciali corni (kangling) ed è generalmente praticato in luoghi che incitano alla paura come , and is generally practiced in locations that incite fear, come ossari interrati, cimiteri e sentieri remoti tra le montagne.

Chödpa o Chödma. Praticante del Chöd maschile e femminile.

Khandro (tib: mkha’ ‘gro ma; skrt: dakini). L’equivalente tibetano di dakini è khandroma, che significa letteralmente “viaggiatrice del cielo”. “Il cielo” si riferisce alla vacuità e la dakini viaggia in quella vacuità, o spazio; e così lei agisce in totale realizzazione della vacuità, la realtà assoluta. La dakini può essere una figura femminile in forma umana che ha realizzato la sua vera natura, oppure in forma non umana una divinità, o una diretta manifestazione della mente illuminata. Dakini fa anche riferimento alla classe di esseri nati nel regno puro delle dakini.

Dharma (tib: chös; skrt: dharma). Un termine dal significato molteplice; generalmente, dharma è sia l’insegnamento spirituale che deriva direttamente dai Buddha, sia il percorso spirituale in se stesso. Dharma significa anche esistenza.

Dharmakāya (tib: chos sku o bön ku; skrt: dharmakaya). Si dice che un Buddha possiede tre corpi (tib: sku; skrt: kaya): dharmakaya (bön sku), sambhogakaya (dzog sku), and nirmanakaya (trul sku).
Il dharmakaya, spesso tradotto come il “corpo di verità”, si riferisce alla natura assoluta di un buddha, che tutti i buddha condividono e che è identica alla natura assoluta di tutto ciò che esite: la vacuità. Il dharmakaya è non duale, privo di concettualità e libero da tutte le caratteristiche. (Vedi anche sambhogakaya e nirmanakaya).

Dzogchen (tib: rdzogs chen; skrt: ati yoga). La “grande perfezione” o “grande completezza“. Lo Dzogchen è considerato il più alto livello di insegnamento e di pratiche nel Buddhismo Tibetano. Il principio fondamentale dell’insegnamento Dzogchen è che la realtà, e l’individuo stesso, sono già completi e perfetti, e niente necessita di essere trasformato (come nei tantra) né si deve rinunciare a qualcosa (come nel Sutra), ma semplicemente occorre riconoscere ogni cosa per ciò che è veramente. La pratica essenziale nello Dzogchen è detta “auto-liberazione”: lasciare che tutto sorga nell’ esperienza “così come è”, senza elaborazioni della mente concettuale, senza attaccamento né avversione.

Dzogpachenpo (tib: dzogpa chen po). Appellativo del praticante di dzogchen.

Guardiani (tib: srung ma/ chos skyong; skrt: dharmapala). I guardiani sono esseri femminili o maschili impegnati nel proteggere l’insegnamento (dharma) e i praticanti. Essi possono essere protettori mondani o manifestazioni irate di esseri illuminati. I praticanti tantrici generalmente li propiziano e fanno affidamento ai guardiani connessi al loro lignaggio.

Karma (tib: las; skrt: karma). Karma letteralmente significa “azione”, ma in senso più ampio si riferisce alla legge di causa ed effetto. Ogni azione delle tre porte: corpo, parola e mente produce un “seme” che porterà il “frutto” delle sue conseguenze nel futuro, quando vi saranno le giuste condizioni per la sua manifestazione. Le azioni positive hanno effetti positivi, come la gentilezza, l’amore, la generosità. Le azioni negative producono effetti negativi, come la sofferenza, il dolore, la rabbia e l’infelicità. Karma non significa che la vita sia determinata, ma che le condizioni presenti sono il frutto delle azioni passate.

Tracce karmiche (tib: bag chags). Ogni azione – del corpo, parola e mente – compiuta da un individuo, se portata a termine con intenzione e anche la minima avversione o il minimo attaccamento, lascia una traccia nella coscienza di quella persona. L’accumulazione di queste tracce karmiche condiziona ogni momento dell’esperienza di questo individuo, positivamente o negativamente.

Kunzhi (tib: kun gzhi). Nel Bön è la base di tutto ciò che esiste, incluso l’individuo. Kunzhi è l’unione di vacuità e chiarezza; dell’ assoluta aperta indeterminatezza della realtà ultima e dell’incessante manifestarsi dell’ apparenza e della consapevolezza. Kunzhi è la base o il fondamento dell’essere.

Kunzhi namshe (tib: kun gzhi rnam shes, skrt: alaya vijnana). Kunzhi namshe è la coscienza di base di ciascun individuo. E’ il deposito, il magazzino dove le tracce karmiche vengono conservate, e da cui emergono le future esperienze condizionate.

Lama (tib: bla ma; skrt: guru). Lama letteralmente significa “madre suprema“. Lama si riferisce ad un maestro spirituale, che è di insuperabile importanza per lo studente praticante. Nella tradizione tibetana il lama è considerato più importante anche del Buddha stesso, poiché è il maestro che porta gli insegnamenti nella vita dello studente. A livello assoluto, il lama è la nostra stessa natura di buddha. A livello relativo, il lama è il nostro maestro personale. Comunque, il termine lama è comunemente usato come una forma educata per indicare ogni monaco o insegnante spirituale.

Loka (tib: ‘jig rten; skrt: loka). Letteralmente “mondo” o “sistema di mondi“. Comunemente usato nella lingua per riferirsi ai sei reami dell’esistenza ciclica; loka in realtà si riferisce ad un più grande sistema di mondi, uno dei quali è quello dei sei reami. (Vedi “Sei reami dell’esistenza ciclica”)

rLung (tib: rlung, ch: chi, skrt: prana. rLung è l’energia vitale Vento, comunemente conosciuta in Occidente come “prana” o “qi” (chi). Il rLung ha un ampio insieme di significati: più comunemente si riferisce all’ energia vitale dalla quale dipendono entrambe le energie vitali del corpo e della coscienza.

Ngakpa o Ngakmo (tib: ngak pa, ngak mo; skrt: yogi, yogini). E’ il praticante laico tantrico, uomo o donna.

Nirmanakāya (tib: sprul sku, skrt: nirmanakaya). Il nirmanakaya è il “corpo di emanazione” del dharmakaya. Solitamente si riferisce alla manifestazione visibile, fisica di un buddha. Nel termine risuona la dimensione della fisicalità.

Corpo d’arcobaleno (tib: ‘ja lüs). E’ il segno della totale realizzazione nello Dzogchen, noto anche come corpo. Il praticante di Dzogchen realizzato, che non è più deluso dalle apparenze sostanziali o dal dualismo, come quello di mente e materia, libera l’energia degli elementi che compongono il corpo fisico al momento della morte. Il corpo stesso si dissolve, lasciando solamente capelli ed unghie, e il praticante entra nel processo di morte in modo consapevole.

Rigpa (tib: rig pa; skrt: vidya). Letteralmente, è la consapevolezza o l’atto di conoscere, apprendere. Nell’insegnamento Dzogchen, rigpa significa consapevolezza diretta della verità, diretto riconoscimento della coscienza non-duale che è la vera natura dell’individuo.

Rinpoche (tib: rin po che). Letteralmente, “prezioso”. E’ un titolo onorifico largamente usato per nominare un lama incarnato.

Samaya (tib: dam tshig; skrt: samaya). Impegno o voto. Comunemente, è l’impegno che il praticante tantrico prende in relazione alle pratiche tantriche, quanto a comportamento ed azioni. Ci sono voti generali e voti specifici per particolari tipi di pratiche tantriche.

Sambhogakāya (tib: longs sku; skrt: sambhogakaya). Il “corpo di beatitudine” di un Buddha. Il sambhogakaya è un corpo fatto interamente di luce. Questa forma è visualizzata spesso nelle pratiche tantriche e del Sutra ed è caratterizzata da ornamenti simbolici e posture. Nello Dzogchen, invece, è spesso visualizzata solo la semplice forma del dharmakaya.

Samsara (tib: ‘khor ba; skrt: samsara). Il reame della sofferenza che sorge dall’ottusa mente dualistica, dove tutte le entità sono impermanenti, prive di un’ esistenza immanente, e dove tutti gli esseri senzienti sono soggetti alla sofferenza. Il samsara include i sei reami dell’ esistenza ciclica (loka), ma in senso lato si riferisce al modo usuale in cui gli esseri senzienti vivono l’esistenza nella sofferenza in quanto intrappolati nelle illusioni dell’ignoranza e della dualità. Il samsara ha fine quando un essere senziente ottiene la totale liberazione dall’ignoranza, e realizza il nirvana.

Shenlha Ökar (tib: gShen Lha ‘od dkar). Shenlha Ökar è il Buddha della Compassione, la forma sambhogakaya di Shenrab Miwoche, il Buddha che fondò il Bön.

Shenrab Miwoche (tib: gShen rab mi bo che). Tönpa Shenrab Miwoche, fu il Buddha in forma nirmanakaya che fondò il Bön. Tradizionalmente si crede che abbia vissuto circa diciassette mila anni orsono. Nella letteratura bönpo, vi sono quindici volumi che contengono la sua biografia.

Sei reami dell’esistenza ciclica (tib: rigs drug). Comunemente chiamati “i sei reami” o “i Sei Loka”. I sei reami si riferisce alle sei classi di esseri: gli dei, i semi-dei, gli uomini, gli animali, gli spiriti famelici, e gli esseri infernali. Gli esseri nei sei reami sono soggetti alla sofferenza. Questi sono letteralmente reami in cui gli esseri hanno nascita, e in senso lato sono gruppi vasti di esperienze e di emozioni che danno forma e limitano l’esperienza della nostra stessa vita.

Sutra (tib: mdo; skrt: sutra). I Sutra sono testi composti da insegnamenti che provengono direttamente dal Buddha storico. Gli insegnamenti del sutra sono basati sulla via della rinuncia e formano la base della vita monastica.

Tantra (tib: rgyud; skrt: tantra). I Tantra sono insegnamenti dei Buddha. Si basano sulla via della trasformazione e includono quelle pratiche che lavorano con le energie del corpo (yoga), il trasferimento di coscienza (phowa), lo yoga del sogno e del sonno, e così via. Alcune classi di Tantra possono contenere anche insegnamenti Dzogchen.

Tapihritsa (Tib: ta pi hri tsa). Nonostante sia considerato un personaggio storico, per i praticanti bönpo, Tapihritsa è la rappresentazione iconografica ome un Buddha in forma dharmakaya, nudo e privo di ornamenti, personificando la realtà assoluta. Costui è uno dei due principali maestri del lignaggio Dzoghcen dello Zhang Zhung Nyen Gyud. – Approfondimento in questo articolo

Terma (tib: gter). Nella cultura tibetana vi è una tradizione di “terma“; oggetti sacri, testi o insegnamenti nascosti dai maestri di un’ epoca per il beneficio delle epoche future, durante le quali i terma vengono riscoperti (da altri maestri). I maestri che riscoprono i terma vengono chiamati “tertön“, cioè trovatori di tesori. I terma sono stati, e possono essere trovati, in luoghi fisici come caverne o cimiteri; negli elementi come l’acqua, il legno, la terra e lo spazio; o possono essere trovati in sogni ed esperienze visionarie, talvolta in profondi stati di meditazione a livelli più profondi della coscienza. Quest’ultimo caso è conosciuto come gong-ter: tesoro della mente.

I tre veleni radice (tib: dug gsum; skrt: akusala-mula). Ignoranza, avversione/ rabbia e attaccamento/ desiderio, sono le tre fondamentali afflizioni che perpetuano la continuità della vita nei reami della sofferenza.

Tiglé (tib: thig le; skrt: bindu). Tiglé ha molteplici significati, a seconda del contesto. Nonostante sia solitamente tradotto come “goccia” o “punto creativo” (seminale). Nel contesto dello yoga del sogno e del sonno il tiglè si riferisce ad una sfera luminosa di luce che rappresenta una qualità della consapevolezza e viene usato come punto di concentrazione nella pratica meditativa.

Trasmissione. Spesso, un mastro qualificato del lignaggio darà una trasmissione (Tib.: rlung) per un insegnamento particolare grazie alla recita verbale del testo tibetano contenente l’insegnamento in presenza dello studente. Questa recita è tipicamente fatta dopo che sono state date istruzioni dettagliate (tib: tri); ad esempio, alla fine di un ritiro. Ricevendo la trasmissione, lo studente è potenziato (iniziato) nello studio e nella pratica dell’insegnamento in autonomia.

Yidam (tib: yid dam; skrt: devata). Lo Yidam è la divinità tutelare o di meditazione, personificazione di un aspetto della mente illuminata. Vi sono quattro categorie di yidam: pacifici, dell’incremento, potenti e irati. Gli Yidam si manifestano in queste forme differenti per sopraffare specifiche forze negative.

Yogi  e Yogini (tib: rNal ‘byor pa e rNal ‘byor ma; skrt: yogi o yogini, o mantrini). Praticante maschile e femminile di tantra e mantra (segreti).

Zhang Zhung Nyen Gyud (tib: Zhang Zhung snyam rgyud). La Trasmissione Orale (Aurale) Ininterrotta dello Zhang Zhung è uno dei tre lignaggi Dzogchen ed il più importante ed antico ciclo di insegnamenti nella tradizione Bön. Appartiene alla serie di insegnamenti Upadesha (le istruzioni orali segrete).

Zhiné (tib: zhi gnas; skrt: samatha) “Dimorare nella calma” o “Dimorare nella tranquillità”. La pratica del “dimorare nella calma” usa la focalizzazione su un oggetto esterno o interno – alla mente – per sviluppare la concentrazione e la stabilità mentale. Zhinè è una pratica fondamentale, la base per lo sviluppo di tutte le altre pratiche di meditazione superiori (come lo Dzogchen), ed è necessario – anche per pratiche tantriche, come – per lo yoga del sogno e del sonno.