Vai al contenuto

La storia di Tapihritsa e Nangzher Lodpo, e lo Zhang Zhung Nyen Gyud

Racconto tratto dal libro “I miracoli della mente naturale” di Geshe Tenzin Wangyal Rinpoche, 1997.
Nel Bön si fa la pratica del guru yoga, cioè l’unione della nostra mente con la mente naturale del guru che viene visualizzato nella forma della divinità Shenla Ökar o in quella di Tapihritsa, che simboleggia l’unione di tutti i maestri del Bön. Tapihitsa è visualizzato nel suo aspetto dharmakaya, esattamente come Kuntu Zangpo, nudo e privo di ornamenti. Secondo la narrazione dello Zhang Zhung Nyen Gyu, Tapihritsa nacque nell’VIII secolo. Suo padre si chiamava Rasang Lugyal, e sua madre Sherig Sal. 

Ricevette insegnamenti attraverso la mente telepatica, e istruzioni orali dal padre e dal grande maestro Ponchen Rasang, ma fu soprattutto discepolo di Tsepung Dawa Gyaltsen, un siddha ventiquattresimo maestro della trasmissione orale dello Zhang Zhung.
Praticò in ascesi sul monte Tagtab Sengei Drag per nove anni, durante i quali nessuna voce umana ruppe il suo silenzio, e ottenne le realizzazioni ordinarie e supreme. Al termine della vita ottenne il corpo d’arcobaleno, entrando nello stato di totale purezza senza lasciare resti mortali. Per se stesso realizzò lo stato di bönku e per gli altri quello di tulku, apparendo in forma visibile per risvegliare coloro che avevano avuto la benedizione di vederlo.
La sua manifestazione fisica non aveva limiti, ed era in grado di comparire in forme diverse. Dopo l’ottenimento del corpo di arcobaleno, Tapihritsa si manifestò nella forma di un ragazzo di circa 10 anni per insegnare ai suoi due principali discepoli, Gyerpung Nangzher Lodpo e Mo Yungdrung. Gyerpung Nangzher Lodpo apparteneva all’illustre famiglia Gurib, un clan che vantava già diversi detentori di lignaggi. Suo padre era Gurib Bumed e sua madre Mangorza Groma. Ricevette istruzioni e insegnamenti dal maestro Tsepung Dawa Gyaltsen e da molti dotti. Era lui stesso un erudito, perfetto conoscitore di tutte le dottrine dei Nove Veicoli. Praticò l’ascesi ed osservò tutti i voti.

Ottenne enormi poteri attraverso la pratica dello yidam Zhang Zhung Meri e divenne sacerdote reale del Re Ligmincha di Zhang Zhung. Dopo l’assassinio di quest’ultimo da parte del Re tibetano Trisong Detsen, scagliò bombe magiche contro Trisong Detsen e salvò gli insegnamenti Bön costringendo il Re tibetano a rinunciare a distruggerli. Per questo i testi dello Zhang Zhung Nyen Gyü, da lui compilati, non ebbero bisogno di venire nascosti e riscoperti come terma. A causa del suo potere e della sua forma, Nangzher Lodpo era diventato molto orgoglioso, e per abbattere il suo orgoglio Tapihritsa gli apparve e lo liberò dalle catene dell’attaccamento all’ego, mettendolo così in grado di contemplare la propria mente nello stato di equilibrio e di ottenere la suprema, perfetta realizzazione, diventando così un Buddha onnisciente.
Sempre nelle sembianze di un bambino, Tapihritsa si manifestò a Mo Yungdrung, un uomo ricchissimo, dicendogli di essere costretto a mendicare perchè non trovava lavoro. Il ricco praticante gli offrì di entrare nella sua famiglia per badare agli animali. Il ragazzo si dimostrò intelligente e abile nel suo lavoro, e gli venne dato il nome di Nyeleg. In quel periodo Nangzher Lodpo era in ritiro in una vicina grotta, assistito da Mo Yungdrung, Un giorno, mentre riconduceva gli animali che aveva portato a pascolare sulle montagne, Nyeleg s’imbattè in Nangzher Lodpo che era uscito dalla sua grotta.

Nyeleg si prostrò e presentò i nove omaggi secondo l’uso tradizionale. Accorgendosi che il ragazzo conosceva la dottrina, il maestro gli chiese: “Chi è il tuo maestro? Che meditazione pratichi? Che cosa porti nel sacco? Qual’è la tua condotta? Dove stai andando?”.
Nyeleg rispose: “La visione è il mio maestro. Pratico lo stato non concettuale. Le apparenze sono la mia meditazione. Nel mio sacco porto i pensieri. La mia condotta è il servizio di tutti gli esseri senzienti. Non sto andando da nessuna parte”.
Il maestro s’indispettì. Orgoglioso di essere un maestro tanto importante, ritenne che le risposte del bambino fossero irrispettose. Ribattè scetticamente: “Se la Visione è il tuo maestro, significa che non hai maestro! Se lo stato non concettuale è la tua pratica, significa che non hai bisogno di cibo nè di vestiti. Se la tua meditazione è tutto ciò che si vede nelle tre dimensioni, significa che non hai bisogno di meditare, e senza meditazione non otterrai la perfetta realizzazione. Se nel sacco porti i tuoi pensieri significa che non hai desideri”.
Il bambino rispose: “Se non consideri la visione come il maestro, chi dunque insegnò al Buddha primordiale?”. Intendeva che, per conoscere il vero stato, non c’è bisogno di un maestro; il maestro chiarisce e conferma l’esperienza che il praticante fa della propria saggezza innata, ovvero ciò che il praticante conosce già, ma non ha niente di nuovo da insegnarli.
“La mia pratica è lo stato non concettuale, perchè nella base non ci sono pensieri, e le visioni non concettuali non sono meditazione. La mia meditazione è la visione dei tre mondi, nella vera natura non ci sono pregiudizi. Se ci fossero, non ci sarebbe meditazione. Portare i pensieri nel sacco significa che i desideri sono finiti, e quindi non vi sono pensieri. Se non si alimentano i concetti, si comprende il significato. La mia pratica di essere al servizio di tutti gli esseri significa che tutte le esperienze di beatitudine e di sofferenza hanno un identico sapore, e fare esperienza della non separazione di bene e male è la mia pratica.”
Nangzher Lodpo, infastidito, disse: “Se sei così intelligente, domani vieni a dibattere con me davanti al re.” Il bambino rise sonoramente e rispose: “Causa ed effetto è comprensione ignorante. I grandi meditanti che tengono i pensieri imprigionati e sotto controllo, dormono mentre meditano. Il linguaggio e la logica della filosofia sono solo armi e reti. Il dibattito è solo una concettualizzazione verbale, e la pratica tantrica che trasforma la mente non la lascia alla sua vera natura. I dotti studiosi hanno nozioni insignificanti, la loro visione e la loro meditazione sono simili a bolle, parole senza nessuna applicazione pratica. Tutte queste cose non sono vera pratica, lo stato supremo è incondizionato. Non ci sono pratiche da seguire, non ci sono oscuramenti, e una volta che si ha la vera comprensione non c’è più nulla da costringere o cambiare. “
Ci sono tre modi per spiegare qualcosa a qualcuno: indicarli i suoi errori, modo che non è il migliore; rimanere in silenzio, perchè non rispondere a pressanti domande può far intuire qualcosa a chi le pone; oppure comportarsi nello stesso modo dell’altro. Nyeleg fece appunto così, controbattendo con lo stesso tono le domande e le risposte che riceveva. Le sue critiche fecero infuriare Nangzher Lodpo, che disse: “Domani faremo un dibattito alla presenza del re. Se vinci tu, diventerai il mio maestro; se vinco io, ti punirò”.

Poi, improvvisamente Nangzher Lodpo riconobbe nel bambino un’emanazione e perse i sensi. Quando rinvenne, confessò il suo cattivo comportamento a Tapihritsa.
Intanto, poichè gli animali vagavano liberamente ed erano assaliti dai lupi, sopraggiunse anche Mo Yungdrung che si mise a rimproverare il bambino, ma Nangzher Lodpo gli disse: “Non arabbarti. E’ un grande maestro, e per noi è molto importante”. Turbati, entrambi si scusarono per la durezza con cui gli avevano parlato e persero i sensi. Quando rinvennero, Tapihritsa si era sollevato in aria e stava seduto nello spazio, ridendo, circondato da arcobaleni. Allora i due discepoli si sedettero e Tapihritsa cominciò a impartire il suo ultimo inegnamento. Nonostante il suo grande sapere, l’orgoglio di Nangzher Lodpo gli impediva la vera comprensione, e questi brevi ma fondamentali insegnamenti gli permisero di liberarsi.

Infine, Nangzher Lodpo intonò la seguente Invocazione a Tapihritsa:

Che meraviglia !
Tu sei l’emanazione del cuore di Kuntu Zanpo,
Il tuo corpo appare come un bianco cristallo di luce,
chiaro e privo d’impurità, irraggiando luce nelle dieci direzioni.
Tu sei nudo, senza ornamenti:
questo il senso più profondo dello stato primordiale.

Dotato della duplice saggezza di vacuità e mezzi abili,
pensi con compassione al benessere di tutti gli esseri,

Tu rappresenti lo Dzogchen, la Grande Perfezione,
l’insegnamento supremo,
l’essenza della consapevolezza dei realizzati,
la vetta della via della realizzazione,
il cuore dei tantra, dei loro sommari e delle istruzioni segrete.

Tu ci introduci direttamente allo stato naturale,
la base in cui si dissolvono spontaneamente l’illusione, che è il samsara
e la liberazione, che è il nirvana
e i difetti e virtù del suono, luci e raggi.

Avendo completamente dissolto l’oscurità dalle menti degli esseri,
Tu ci permetti di fare esperienza della base, come vuota e senza radici, e di realizzare simultaneamente tutte le fasi del cammino.

Esperienze e realizzazione si manifestano,
il samsara ed il nirvana vengono liberati nello stato naturale della mente,
In quella vastità, vengono realizzate le tre dimensioni supreme, che sono il frutto.

Con la devozione univoca, Io ti prego:
Tapihritsa, protettore di tutti gli esseri,
Concedimi le benedizioni,
conferendo le qualità illuminate
a me e tutti gli altri esseri.

Possano gli ostacoli esterni, interni e segreti essere pacificati.
E possa l’errore dell’attaccamento all’ego, che è ignoranza, essere dissolto.

Avendo realizzato la pura consapevolezza,
possano la visione e la condotta essere completamente realizzati.
Ti prego, concedimi in questo preciso istante:
di realizzare in grande significato non concettuale della vacuità primordiale.

A te, Tapihritsa, nobile protettore degli esseri, Io prego:
Possano gli esseri dei sei regni essere protetti dalla tua compassione,
e possa la mia mente essere liberata !

(traduzione di Alessandro Pincin Yungdrung Dawa, dalla fonte originale in inglese)

1 commento su “La storia di Tapihritsa e Nangzher Lodpo, e lo Zhang Zhung Nyen Gyud”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *